5.2.24

Il cortocircuito dell’ AI e della proprietà intellettuale

A 3D image of interlinked sheets of binary code resembling the shape of a glowing neuron

È una cosa sacrosanta.
Il diritto di veder riconosciuta da tutti la peternitá del proprio lavoro di concetto, è uno dei capisaldi che stanno alla base di questa nostra società infocentrica.

Immaginate per un attimo un mondo privo di ogni diritto sulla proprietà intellettuale; un mondo dove ognuno possa essere libero di attingere a piene mani dalle altrui opere, rielaborandone i contenuti alla bisogna al fine di potersene poi attribuire una nuova “paternità generativa”; il tutto senza mai essere obbligati a fare il benché minimo accenno sulle fonti dalle quali ci si è abbeverati.

Ebbene credo che anche voi troviate visceralmente ingiusto un mondo simile, un mondo dove le persone con fantasia verrebbero costantemente “derubate” dei frutti del loro genio da altre persone non particolarmente dotate di genialità propria, ma abilissime nel vile processo di sottrazione-intellettuale e di ricamuffamento dei contenuti.

É giusto quindi che il diritto civile protegga, o cerchi di proteggere per quanto possibile, la proprietà intellettuale dei singoli individui. É giusto quindi, e comunemente accettato da tutti, che non possiate caricare su YouTube un video che contiene musiche la cui proprietà intellettuale non vi appartenga.
É giusto quindi che non possiate utilizzare per fini speculativi immagini, disegni e fotografie la cui proprietà intellettuale non vi appartenga.
È giusto quindi che non possiate pubblicare dei libri contenenti testi “presi” dagli scritti di altri autori (se non a seguito di una doverosa quanto esplicita indicazione delle fonti).

É tutto giusto e sacrosanto… ma… tutto ciò sembra non valere per le AI.

Le AI non hanno alcuna fantasia, non dispongono d’immaginazione ed, a dispetto dell’aggettivo “generative” attribuitogli dai loro creatori col solo fine di renderle così più “cool”, le AI restano sempre e soltanto stupide macchine aggregative. Il risultato dei loro elaborati sonori/grafici/letterari altro non sono che l’aggregazione di moltissimi dati processati da elaboratissimi algoritmi di calcolo; algoritmi capaci di assemblare un risultato ben strutturato e di proporcelo in modo che a noi umani sembri essere pseudo/nativo, ma il cui contenuto in realtà altro non è che la rielaborazione di qualcosa creato da altri soggetti, loro sì dotati al contrario dell’AI, di fantasia ed immaginazione; fantasia messa a disposizione di questi algoritmi di AI sotto forma di enormi database capaci di contenere una quantità pseudo-infinita d’informazioni multimediali. Tali algoritmi di AI non sarebbero in grado di generare alcunché senza avere accesso a questa enorme mole di dati creativi messigli generosamente a disposizione da noi tutti.

Per scrivere questo breve post ho dovuto percorrere un, anche seppur breve, processo creativo. Ho dovuto prima immaginare lo scheletro dei concetti che volevo esprimere, ne ho poi steso una prima bozza, l’ho riletta svariate volte correggendone i termini usati in precedenza, correggendone la punteggiatura e la grammatica, modificandone nel mentre la struttura narrativa al fine di suscitare nel lettore quelle emozioni che mi hanno spinto nel processo di creazione stesso. Questo processo di creazione ed esplicitazione delle idee mi ha anche indubbiamente aiutato a ripensare/rivedere e rimettere a fuoco alcune delle mie convinzioni iniziali sull’argomento, costringendomi così in modo del tutto positivo a ricominciare daccapo ad ogni rilettura, immergendomi così in quel vorticoso processo autogenerativo proprio dell’io interiore che ci spinge a rileggere e risistemare ripetutamente i contenuti dell’opera fintantoché esso non si senta del tutto appagato dal risultato ottenuto.

Per scrivere questo breve post posso stimare di aver impiegato approssimativamente un paio d’ore, certo non continuative ma sommando i vari ritagli di tempo fra un’incombenza e l’altra. Quando pubblicherò questo MIO post una AI priva di ogni fantasia ed immaginazione utilizzerà il MIO processo creativo di due ore per creare il SUO post e lo farà impiegando solo 23 millisecondi. Il SUO post sarà decisamente più elaborato e complesso del MIO, in quanto sarà la risultante derivata dall’aggregazione di milioni di scritti e dei relativi processi creativi non generati dalla AI, ma da milioni di persone dotate di fantasia ed immaginazione, peculiarità di cui essa è totalmente priva.

Ed il tutto avverrà senza che la AI infranga “legalmente” alcuna proprietà intellettuale.
Ci attendono anni interessanti.

Buona creazione di contenuti.

11.1.24

Flexo Calculator mobile 1.3.6


FlexoCalculator mobile 1.3.6 nuove funzionalità.

Sezione Distorsione:

  • Aggiunto supporto per iPhone serie 15.
  • Aggiunto supporto per iOS 17.x.
  • Aggiunto il selettore della modalità di Passo-stampa/Manica. Questo pulsante ti consente di mantenere fissa la dimensione della manica mentre calcoli la dimensione di ripetizione della stampa.

Link all' App Store:
https://itunes.apple.com/it/app/flexocalculator/id1325603568

Buon download.

13.7.23

Anilox e densità di stampa

“Per aumentare o diminuire la densità dei pieni in stampa flexo basta cambiare il rullo anilox con uno di volume diverso e siamo apposto.”


FALSO!

Una delle pratiche più diffuse presso gli stampatori flexo é quella di cambiare il rullo anilox alla bisogna, sostituendolo con uno di portata maggiore o minore, allo scopo di modificare la densità dei pieni del lavoro in macchina. Questa pratica è una scelta suicida per lo stampatore ed irrispettosa verso tutta la filiera della gestione colore.

Quando il macchinista non riuscendo ad ottenere le giuste densità in stampa decide unilateralmente di cambiare il rullo anilox, sostituendolo con uno diverso da quanto precedentemente prestabilito, con questa sua scelta innesca inevitabilmente tutta una serie di problematiche a catena, problematiche dalle quali é poi impossibile uscirne senza dover necessariamente scendere a compromessi qualitativi nella resa cromatica del lavoro stampato.

Da dove deriva questa pratica così diffusa?
Sembra quasi banale dirlo, ma questa pratica nasce e si diffonde grazie alla sua “semplicità” d’attuazione.
Per capire meglio quanto appena affermato, dovete sapere che in un sistema di stampa flessografico i fattori che influiscono maggiormente sulla densità dei colori pieni sono essenzialmente due, ossia:
  • la formulazione degli inchiostri
  • il rullo anilox in uso

ATTENZIONE, questi due fattori benché molto importanti NON sono gli unici in grado di influenzare le densità dei pieni ma, tenendo fermi gli altri componenti del pacchetto di stampa quali il biadesivo ed il cliché (con tutte le relative caratteristiche di retinatura e micro retinatura), inchiostri ed anilox sono le variabili su cui il macchinista ha la possibilità di agire con più semplicità durante l'avviamento del lavoro.

Per capire meglio il problema, dobbiamo focalizzarci sul fatto che durante l'avviamento del lavoro l’atto di cambiare un rullo anilox comporta un fermo macchina di soli 5 minuti al massimo; mentre l’atto di riformulare gli inchiostri comporta invece un fermo macchina decisamente più lungo, articolato e complesso.

Quindi, di fronte alla prospettiva di poter cambiare un rullo anilox in soli 5 minuti, oppure di dover:
  • fermare tutto
  • scaricare gli inchiostri
  • riformulare gli inchiostri
  • pulire la macchina da stampa
  • ricaricare i nuovi inchiostri
e solo dopo tutto questo lavoro poter ripartire in stampa… beh, voi cosa fareste?

Esatto, fareste anche voi la cosa sbagliata, ossia cambiereste anche voi il rullo anilox!

Vediamo ora in dettaglio perché il cambio dell'anilox risulta essere una scelta di facile soluzione, ma nel contempo tecnicamente suicida ed irrispettosa verso gli altri.

É suicida perché è vero che il cambio del rullo anilox cambia inevitabilmente il volume dell'inchiostro trasferito sul supporto stampato, ottenendo così il desiderato aumento della densità in stampa, MA contestualmente agisce anche sullo schiacciamento del punto (TVI). Nell'esempio qui sotto vediamo come passando da un anilox #420lpcm V3,8 ad un #320lpcm V5.0 si ottenga una maggiore densità del colore nei pieni (raggiungendo così lo scopo prefissato), ma contestualmente si ottenga anche un significativo aumento indesiderato del mezzotono (TVI).
Vedete come agendo sul rullo anilox si siano ottenute le densità dei pieni volute, ma si è agito anche involontariamente sullo schiacciamento del punto, portandolo fuori specifiche. La scelta del cambio anilox è accettabile solo ed esclusivamente se questa NON altera eccessivamente la cromia degli inchiostri base nè determina uno schiacciamento del punto fuori specifiche.

Certo, è sempre possibile decidere di procedere comunque alla tiratura del lavoro scendendo a compromessi ed accettando ∆E più ampi e/o una cromia del lavoro più distante rispetto a quanto desiderato ma, ovviamente, questa scelta va sempre concordata fra committente e stampatore.

La scelta del cambio anilox presa in modo unilaterale è irrispettosa verso gli altri attori della filiera colore perché tutto il lavoro svolto in prestampa ed in preparazione polimeri è stato fatto basandosi sui dati di ottimizzazione, fingerprint e caratterizzazione forniti loro in precedenza, che comprendono:
  • il colore Lab degli inchiostri
  • lo schiacciamenti del punto (TVI) della macchina da stampa
Questi dati vengono ottenuti per ogni specifica condizione di stampa. Nel momento stesso in cui il macchinista decide arbitrariamente di sostituire il rullo anilox prestabilito (allontanandosi così dalla condizione dichiarata in precedenza), decide anche nello stesso momento di alterare la condizione di stampa e di conseguenza di alterare i parametri di colore degli inchiostri e lo schiacciamento (TVI) prestabiliti. Quando la decisione del macchinista porta a stravolgimenti eccessivi della condizione di stampa, questa annichilisce inevitabilmente anche TUTTO il lavoro svolto da chi sta' prima di lui nella filiera del colore. La scelta del cambio anilox è accettabile solo ed esclusivamente se questa NON altera eccessivamente la cromia degli inchiostri né lo schiacciamento del punto desiderati.

Anche se potrebbe sembrare controintuitivo, la scelta migliore dovrebbe essere invece quella di più difficile attuazione che comporta il fermo macchina più lungo, ossia quella di mantenere inalterati i rulli anilox ed agire invece sulla formulazione degli inchiostri. Quando a parità di anilox non riuscite ad ottenere le densità in stampa desiderate, la domanda di base da porsi è sempre la stessa:

"In passato questi anilox mi hanno dato i pieni desiderati, perché oggi non dovrebbero essere in grado di riprodurre nuovamente gli stessi risultati? Quali variabili sono cambiate nella condizione di stampa?"

Se pensiamo alla qualità in stampa come al risultato ottenuto dalla sommatoria di diversi fattori, capite bene come cambiare il rullo anilox, invece di semplificarvi il lavoro, aggiunga solamente una nuova variabile alla risoluzione del problema.

Nell'esempio qui sotto vediamo come mantenendo fermo il rullo anilox da #420lpcm V3,8 ed agendo invece sulla formulazione degli inchiostri, si riesca ad ottenere sia la densità del colore che lo schiacciamento del punto desiderati.
Agendo sulla formulazione degli inchiostri abbiamo riportato la condizione di stampa nelle specifiche dichiarate in precedenza, senza aver alterato lo schiacciamento in macchina (TVI).

Ultimo ma non meno importante aspetto: il cambio anilox indiscriminato é una pratica difficilmente accostabile alla stampa ECG (Expanded Color Gamut). Nelle separazioni colore fatte in esa/eptacromia la costanza dello schiacciamento (TVI) è un aspetto fondamentale per il raggiungimento della resa cromatica generale del lavoro. Nella stampa ECG infatti tutti i colori non sono mai formati da tinte piatte specifiche, questi derivano invece dalla sommatoria dei 6 o 7 colori di base usati nella ricetta colore scelta in prestampa. Capite bene quindi come anche lievi variazioni dello schiacciamento (TVI) si riflettano inevitabilmente in possibili stravolgimenti della cromia globale del lavoro.



Buona gestione del colore.

22.6.23

Murray-Davies o Color-Tonal-Value?


"Per fare un buon avviamento macchina basta avere un dot-gain del 15% / 18% e siamo apposto."

FALSO

Al giorno d’oggi misurare il dot-gain con la formula Murray-Davies e non usare CTV è come spostarsi in calesse invece che in automobile. Vediamo vantaggi e svantaggi di questi due metodi di misura dell'incremento del punto.

Murray-Davies

  • M-D fonda le sue basi nella valutazione delle pellicole fotografiche dei primi anni del novecento (1936).
  • M-D è una formula basata sulla densitometria e non sulla colorimetria.
  • M-D funziona bene SOLO per gli inchiostri CMYK, se usata con altri colori ci porta fuori strada.
  • M-D funziona bene SOLO entro uno specifico range di densità da 1.20 a 1.60 circa, al di fuori di queste ci porta fuori strada.
  • Quando lavoriamo in M-D i target possono variare moltissimo (dal 14% al 28%), tutto dipende dalla curva target usata in ogni specifica condizione di stampa. Ad ogni avviamento il macchinista deve fare molta attenzione e sapere con precisione quali siano gli schiacciamenti definiti da chi sta prima di lui nella catena del colore (grafici e prestampa) per poterli riprodurre correttamente in stampa. Questa alta variabilità del dot-gain porta ad un' alta insicurezza e fallacità dei risultati ottenuti in stampa.

CTV

  • CTV è una formula basata sulla colorimetria e non sulla densitometria.
  • CTV funziona con qualsiasi tinta, quindi anche quando lavoriamo con le tinte piatte o lavoriamo in ECG (Extended Gamut Printing).
  • CTV essendo una formula colorimetrica, funziona bene con qualunque densità d'inchiostro. 
  • Quando lavoriamo in CTV i target in stampa sono sempre lineari (50% = 50%) indipendentemente dal supporto stampato. Il macchinista deve solo verificare la linearità del dot-gain senza sapere quali target siano stati usati in prestampa. Questa linearità nella verifica del dot-gain garantisce una maggiore sicurezza dei risultati ottenuti in stampa.
  • Ultimo ma non meno importante CTV è una norma ISO (ISO 20654:2017).


Vi faccio un esempio pratico in prestampa.

Lavorando in M-D, durante il processo di ottimizzazione del sistema di stampa (le cosiddette curve) e durante la fase di profilazione ICC, il reparto prestampa deve usare curve target sempre diverse che variano in base alla condizione di stampa.

Questa estrema variabilità del sistema porta a facili incomprensioni ed errori fra reparto prestampa e stampatore.


Vi faccio ora un esempio pratico in sala stampa.

Lavorando in CTV, lo stampatore controlla lo schiacciamento senza doversi porre il problema della curva target, questa problematica semplicemente non esiste in quanto la curva target da usare sarà sempre e solo lineare (50% = 50%).


In ultimo, questo nuovo modo di leggere l'incremento di punto è disponibile già da 6 anni (fu pubblicata nel 2017). Tutti gli spettrofotometri oggi presenti sul mercato sono in grado di usare sia la formula M-D che la formula CTV senza alcun problema.

Quindi cosa vogliamo fare? Vogliamo aspettare altri 6 anni prima di iniziare ad usare CTV in produzione? 😉

Buona misurazione dell'incremento di punto.

9.6.23

Densità o colorimetria?

"Per fare un buon avviamento macchina basta leggere le densità dei pieni e siamo apposto!"

 

"FALSO !"  

 

Al giorno d’oggi valutare solo le densità di stampa (e non la colorimetria), é come guidare con un occhio bendato. La densità vi dice la coprenza di un inchiostro ma NON vi dice quell’inchiostro di che colore é. I valori Lab invece vi dicono esattamente dove si trova nello spazio colore il colore del pigmento pieno (100%). C’è una bella differenza.

Nella foto seguente vediamo come a livello densitometrico (D) i diversi colori non siano molto dissimili fra loro, mentre leggendo gli stessi colori in colorimetria (Lab) capiamo al volo dove siamo posizionati nello spazio colore (cliccate sull'immagine per ingrandirla).


Vi faccio un esempio pratico. Se il Ciano che avete caricato in macchina é inquinato e vira fortemente al blu (come nell'esempio qui sopra), questo inchiostro sbagliato influirà negativamente su tutta la cromia del lavoro. Hai voglia poi a cercare di correggere lavorando solo di calamai…

Misurando la densità dei pieni potreste anche non accorgervi del problema dell’inchiostro in quanto la D non vi dice di che colore si tratta, ma vi indica solo la sua coprenza. Mentre se misurate in Lab saprete immediatamente quanto siete lontani o vicini al colore desiderato. In Offset agendo sui calamai il macchinista modifica principalmente il valore L del colore (e di riflesso anche a e b), ma nulla di più, non può fare miracoli. Se il colore in macchina ha dei valori ab troppo sbilanciati rispetto ai desiderata, ci si può sempre fermare, pulire tutto e riformulare l’inchiostro in modo corretto. Non sperate di fare miracoli e di correggere un inchiostro inquinato agendo solo sui calamai!

Se i pieni dei colori primari non rispecchiano i valori attesi per quella specifica condizione di stampa, ovviamente tutta la cromia risulterà falsata. Chi sta prima del macchinista nella catena del colore (i grafici e la prestampa) hanno preparato tutto ossia le curve, il profilo ICC, la prova colore etc, basandosi su dei valori Lab dei pieni, e quelli devono essere riprodotti in macchina da stampa; niente di più e niente di meno. Solo quando i valori Lab dei pieni sono ok possiamo allora poi verificare il registro, lo schiacciamento e tutto il resto.

La densità ovviamente é sempre comoda da usare per tenere sotto controllo la tiratura, quando si è certi che i valori Lab degli inchiostri siano in tolleranza.

Buon avviamento macchina.

3.5.23

Vent'anni di PDF/X (ed ancora non lo usiamo...)


In questa ultima parte di un articolo composto da quattro sezioni, Dov Isaacs fa una disanima sul perché dopo circa 20 anni, ancora troviamo resistenze all'uso del formato PDF/X-4.

In breve, i 4 motivi principali che concorrono alla lenta accettazione del PDF/X-4:

"1. Educazione e, soprattutto, formazione continua

L'istruzione è fondamentale per i creatori di contenuti, i fornitori di servizi di stampa e i fornitori di arti grafiche e prodotti di produzione di stampa. I comitati ISO possono sviluppare standard aggiornati incredibilmente utili, ma l'ignoranza dei fondamenti e dei progressi nello stato dell'arte per la grafica e la stampa da parte dei professionisti rende irrilevante la disponibilità e l'implementazione di tali standard.

2. Compiacimento

In un settore altamente competitivo e in rapida evoluzione, l'atteggiamento luddista del "se non è rotto, non aggiustarlo" serve solo come scusa debole per continuare a utilizzare processi e procedure obsoleti a scapito sia dei clienti che dei fornitori di servizi in termini di tempo, costi e qualità.

3. Scarsa documentazione e/o supporto

In concomitanza con impostazioni predefinite discutibili o persino tutorial "how-to" e "best practice", la scarsa documentazione esacerba i problemi di istruzione e compiacenza. Nei decenni precedenti si scherzava su RTfM, “leggi il bel manuale”. La creazione di contenuti per le arti grafiche, così come il software di controllo RIP/DFE, verrebbe fornita con la documentazione che spiega le impostazioni e le opzioni disponibili dei rispettivi prodotti. Tutorial e white paper che dettagliavano le migliori pratiche erano prontamente disponibili tramite download dai fornitori. Tale documentazione e tutorial sono stati nella migliore delle ipotesi seriamente ridotti principalmente a causa della riduzione dei costi e dell'errata percezione da parte di alcuni fornitori di non aver più bisogno di soddisfare l'industria della stampa.

4. Incolpare il cliente

Se il cliente è responsabile della conversione di tutti i colori in quadricromia CMYK più coloranti spot, nonché dell'appiattimento della trasparenza che produce PDF/X-1a, se l'output stampato non soddisfa le aspettative del cliente, il fornitore di servizi di stampa può incolpare il cliente. Questo è uno dei fattori per cui i principali fornitori di servizi di stampa richiedono ai clienti di inviare solo file PDF/X-1a. Quale parte del "servizio" non comprendono tali fornitori di servizi di stampa? Il rimedio a questo tipo di problema è un'area in cui le associazioni di stampa nazionali e locali dovrebbero assumere un ruolo attivo.
"

Link all'articolo:

PARTE I: https://pdfa.org/twenty-years-of-pdf-x/

PARTE II: https://pdfa.org/twenty-years-of-pdf-x-part-ii/

PARTE III: https://pdfa.org/twenty-years-of-pdf-x-part-iii/

PARTE IV: https://pdfa.org/twenty-years-of-pdf-x-part-iv/


Buona lettura.